Vivere in Camper viaggiando in Europa e Marocco: la storia di Eliseo, scrittore e pittore

Eliseo è uno scrittore, pittore e fotografo. Ma soprattutto, Eliseo è un autentico Viaggiatore. Le avventure di cui vi parlerà in questa intervista, vissute a bordo del suo camper, offrono un perfetto esempio di quanto varia e stimolante possa essere questa scelta di vita. Inoltre, Eliseo ci presenta un quadro straordinariamente equilibrato e realistico circa le problematiche che comporta il vivere in camper, compensate però da una realtà traboccante di colori e libertà. Un’intervista corposa, quanto mai utile e profonda  per chiunque stia pensando a questa scelta di vita…e non solo. Via alle domande!

1) Eliseo, da un primo sguardo al tuo blog, si direbbe che sei un provetto viaggiatore.
Raccontaci un po' di te.
Sì, se devo scegliere una parola in cui mi riconosco quella è proprio “viaggiatore”. Ho fatto molti lavori e non mi sono mai identificato in nessuno di essi. Sono bergamasco, ho 51 anni, e fin da ragazzo ho viaggiato in autostop e in moto in quasi tutta l’Europa, fino in Egitto. Le mie scelte di vita mi hanno portato presto a innamorarmi del viaggio prolungato, una dimensione da cui non si torna più indietro. Dopo una permanenza di sei mesi in Inghilterra nel 1993, ho fatto tutto ciò che mi era possibile per riprendere il cammino nel 1999 con un viaggio di sei mesi che ha toccato la Nuova Zelanda, le Isole Figi e l’Australia. Da quell’esperienza è nato il mio primo libro (Il Passaggio Giusto al Momento Giusto, 2001). Nel 2002 ho venduto tutto ciò che possedevo e sono partito per il viaggio di due anni descritto in un altro libro (VagaMondo, 2008), che mi ha portato dall’Alaska alla Terra del Fuoco per arrivare fino al Sud-Est Asiatico attraversando 24 paesi in 24 mesi. Nel 2007 sono salpato da Panama con un catamarano per arrivare alle Isole Galapagos e alle Isole Marchesi nella Polinesia Francese, fino a raggiungere Tahiti con un viaggio in mezzo al Pacifico durato quattro mesi. Durante tutti questi viaggi ho fatto un centinaio di immersioni subacquee nei mari più belli del mondo e ho sperimentato l’avventura nel cielo con il paracadutismo in caduta libera e il parapendio, e nelle acque dei fiumi con il torrentismo e il rafting. 

2) Da quando hai iniziato a vivere in camper? Hai mai avuto compagni di viaggio?
Dal 2010 vivo da fulltimer nel Wanderer, il camper con cui ho viaggiato, vissuto e lavorato tra Marocco, Spagna, Portogallo, Francia e Italia. E’ per questo che, nonostante le più svariate professioni e alcuni interessi (dipingo, scrivo e mi diletto nella fotografia), resto nella mia essenza un viaggiatore, un “vagabondo” appartenente a quella famiglia di anime amata da scrittori come Hermann Hesse e Bruce Chatwin.
Ho avuto relazioni di coppia e ho una meravigliosa figlia di 24 anni, laureanda in legge: lei e suo marito tra qualche mese avranno un bimbo, e l’idea di diventare nonno a 51 anni mi piace proprio. Per quanto riguarda gli amori e le compagne di strada (per periodi più o meno lunghi della vita) questo non è il periodo migliore per raccontare qualcosa, per cui sorvoliamo. Quelli che mi hanno seguito sul blog sanno di cosa parlo… 

3) Quali motivazioni ti hanno portato a pensare di voler vivere in camper?
In quanto viaggiatore dallo spirito itinerante, sono sempre stato attratto dalle “case” viaggianti. Tuttavia, lasciare ogni volta un lavoro per viaggiare, e poi quando necessario ricercarne un altro, è sempre stato complesso. Ultimamente si è trasformato in una vera e propria battaglia. Alcuni anni fa mi trovavo a riflettere su questa condizione di difficoltà nel trovare lavoro, unita all’esaurirsi delle mie risorse economiche. Con la mia compagna di allora decidemmo di vendere la piccola casa che avevamo, di comprare un buon camper usato e di abbinare la voglia di viaggi alla possibilità di lavorare ovunque ci sarebbe stato possibile. Si trattava di rimescolare le carte e le energie che avevamo a disposizione. Abbiamo svernato in Marocco due volte, e passato molti mesi in Sicilia, in Spagna e in Portogallo. Una bellissima esperienza di vita e di viaggio. La sfida principale, il sostentamento economico, è stata seriamente compromessa dalle sempre maggiori difficoltà di trovare lavoro, legate anche alla forte crisi economica globale.

4) Che lavori hai svolto per poter mantenere la tua vita in camper?
In questi tre anni ho lavorato per alcuni mesi in Spagna facendo mercatini, qualche tempo presso un agriturismo pugliese e per un altro periodo in una cooperativa di prodotti biologici. Non è stato sufficiente. Tuttora, sono occupato solo parzialmente e sto ricercando lavoro ovunque (in Italia e in qualsiasi altro paese): la mia casa su quattro ruote mi dà la possibilità di andare ovunque mi sia offerto un lavoro e delle condizioni dignitose per farlo. Ultimamente ho anche messo a disposizione la mia esperienza e il mio camper a chi voglia viaggiare in modo itinerante magari per periodi prolungati, proponendomi come autista, guida, interprete, cuoco. Purtroppo questo segmento di mercato in Italia è ancora ristretto.

5) Visto che sei anche pittore, scrittore e fotografo, il camper ti ha permesso di coltivare e sviluppare queste tue passioni?
In certi periodi riesco a dipingere, fare mostre, scrivere, per poi auto-pubblicare e vendere qualche quadro e qualche libro. Durante la mia vita itinerante ho coltivato la passione per la fotografia che utilizzo ampiamente nei miei blog. Il viaggiare è per me una fonte d’ispirazione fondamentale per scrivere, dipingere e fotografare.

6) Tu hai visitato diversi paesi e città europei ed extraeuropei. Dove ti sei trovato meglio? Hai mai incontrato particolari difficoltà nel soggiornare in determinate zone?
Con riferimento a questi ultimi tre anni di vita in camper, ho trascorso sei mesi, nello spazio di due inverni, in Marocco, un paese che ho imparato ad amare. Il clima favorevole, il basso costo della vita e i paesaggi incantevoli lo rendono una delle mete più interessanti per viaggiare e vivere in camper durante la stagione invernale. Anche la Spagna e il Portogallo sono mete altrettanto valide, così come il nostro sud Italia. Mi sono trovato bene ovunque, ma se devo ricordare qualche episodio spiacevole devo citare due intrusioni in camper subite a Valencia e a Gerona, e un furto di un casco a Malàga (preso dal bauletto della Vespa, mia irrinunciabile compagna di escursioni). In qualche area del nord della Spagna negli ultimi anni è stato segnalato qualche problema di sicurezza per i camperisti, ma non bisogna generalizzare. Aggiungerei poi i rischi burocratici e i fastidi che a volte si hanno al confine col Marocco, ma che con un po’ di esperienza si possono evitare.

7) Quanto pensi si possa spendere mensilmente, in media, vivendo in camper?
Impossibile dare indicazioni precise. Dipende molto da che tipo di vita si fa, dalle proprie esigenze e anche dai paesi in cui si vive: in Marocco ad esempio il costo della vita è più che dimezzato rispetto all'Italia. Il gasolio costa meno della metà. Anche al sud della Spagna e nel sud Italia la vita costa di meno.

8) Credi che la scelta di vivere in camper sia malvista nella nostra società?
E’ un argomento su cui ho riflettuto molto in questi anni di vita itinerante e sto scrivendo un libro (che s’intitola come il mio blog di viaggio, “Gentleman Gipsy”) dedicato ai viaggiatori nomadi, come contributo all’utopica libera circolazione degli esseri umani su questo pianeta. La vita delle genti nomadi è stata studiata e ammirata da poeti e scrittori tra i quali il già citato Bruce Chatwin, esperto d’arte e archeologo, giornalista, fotografo, esploratore e narratore. L’autore di In Patagonia e Le vie dei canti, scrisse anche un libro dal titolo Anatomia dell’irrequietezza, dove indicava il nomadismo come un’alternativa alla cosiddetta civiltà stanziale. Oggigiorno le difficoltà burocratiche, unite all’antico negativo retaggio legato agli zingari (qualche volta giustificato) e alle inconsapevoli invidie provate da molti “stanziali”, fanno sì che il nomade venga percepito destabilizzante per la società e per la sua economia, così legata al lavoro fisso (oggi peraltro non così sicuro) e alla manodopera che lo sostiene. Pertanto la vita in camper, in quanto itinerante, è un’esperienza difficile da scegliere, tranne che per i pensionati ormai liberi dai meccanismi del lavoro.

9)Si tratta quindi di una scelta difficile, che impone il superamento di molte difficoltà...
Esatto. I prezzi da pagare, oltre che economici, sono professionali, familiari, sociali, burocratici, e non invogliano certo chi fantastica sulla possibilità di vagabondare per il mondo. La vita itinerante spesso comporta la rinuncia a un lavoro più o meno sicuro, all’essere esposti ad una maggiore instabilità economica, a vendere o, nella migliore delle ipotesi, ad affittare la propria casa, se si ha la fortuna di possederne una. Altri elementi culturali da affrontare sono il distacco (spesso vissuto come abbandono) dai propri familiari, talvolta pronti a far scattare i ricatti affettivi di rito, unitamente alle preoccupazioni esternate verso una scelta così insolita e percepita come pericolosa. Lasciando agli addetti del settore la trattazione psicologica di questi temi, nel nuovo libro sto raccontando la mia esperienza personale con l’intento di condividere le avventure, le gioie e i dolori di una scelta poco comune ma comunque lecita e onesta negli intenti e negli ideali che la sostengono.

10) Parlaci un po' del tuo camper. Quali, fra le sue caratteristiche, sono per te irrinunciabili?
Il Wanderer è un Adria Coral 660 SP del 2004. Ha le caratteristiche tecniche della maggior parte dei camper della sua generazione. E’ un 6 posti letto, sufficientemente spazioso per viverci da solo o in coppia. E’ accessoriato con pannello solare, doppio serbatoio d’acqua, generatore e box per mettere la moto. Se c’è una cosa cui non vorrei mai rinunciare è l’abbinamento camper-moto: un binomio che permette una grande libertà di spostamento, oltre che di godere di lunghe escursioni che in camper non sempre sarebbe possibile effettuare.

11) Quanto tempo prevedi che durerà questa tua esperienza?
Difficile dirlo. Mi piacerebbe continuare fin quando le forze mi sosterranno. Non ho molti altri obiettivi se non quello di vivere e scoprire il più possibile questo pianeta con i miei occhi, piuttosto che davanti a uno schermo televisivo. Sono consapevole delle difficoltà pratiche ed economiche, e un giorno potrei anche desiderare di fermarmi a vivere in qualche angolo del mondo; ma per ora lo spirito nomade che alberga in me ha ancora voglia di dissetarsi con paesaggi sempre nuovi. Adesso, però, è tempo di lavorare, e i viaggi sono solo rimandati. Proprio in questi giorni festeggio i tre anni di vita a bordo del Wanderer e farò il possibile per continuare. Quando si ama il viaggio prolungato, si provano stimoli e gioia di vivere ineguagliabili in altri modi. E anche se a volte ci si deve fermare per lavorare, prima o dopo si prova il bisogno di tornare a vivere quelle sensazioni.
Tra viaggiatori non c’è bisogno di troppe parole per capirsi quando si parla di questi argomenti, vero? Buona vita e buona strada a tutti.

Links e Blogs di Eliseo Oberti:

Commenti

Anonimo ha detto…
Ciao Eliseo. Una vita affascinante la tua, complimenti. Una domanda (la stessa che ho fatto a Luigi): Ho letto che sei stato in Marocco. Sai mica se ci sono traghetti che dal Marocco raggiungono le isole Canarie? Ovviamente in grado di trasportare il camper. Grazie e.. forever on the road! Alex

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