Nove mesi di felicità in camper: la storia di Giose, autore di teatro

camper lavoro residenzaVi propongo oggi la storia di Giose, un autore, sceneggiatore e regista teatrale, che ha trovato nella sua parentesi di vita in camper nuovi stimoli per la propria vita e per la propria attività professionale. Generalmente, si pensa che vivere in camper comporti soltanto una serie di sacrifici, quando invece le storie che raccontano molti visitatori di questo blog dimostrano che c’è anche ben altro. In ogni caso, bando alle chiacchiere: ecco a voi l’intervista!

1)Ciao Giose, la tua esperienza in camper è stata relativamente breve, ma molto intensa. Ti va di raccontarci come mai hai deciso di trascorrere un periodo di nove mesi in camper?
Organizzare un’emigrazione o anche un semplice trasferimento di residenza, vicino o lontano che sia, è sempre complicato. Nel mio caso avevo dei paletti. Le mie due figlie, nel settembre 2005, dovevano iscriversi rispettivamente alla prima media e alla prima elementare, pertanto il trasferimento da Bologna alla provincia di Cuneo doveva avvenire nel periodo estivo. Per l’iscrizione a scuola serve la residenza, quindi si rendeva necessario affittare o acquistare una casa. Decidiamo così di acquistarne una nel Luglio 2005 con un mutuo a 30 anni. Il problema più grande rimaneva però il lavoro. A Bologna avevo un contratto a tempo indeterminato, grazie al quale la banca mi aveva concesso il mutuo. Pertanto, avrei dovuto ottenere un lavoro sicuro anche a Cuneo: sono riuscito a trovarlo solo nove mesi dopo. 

2)Come si è inserito  il camper nella tua vita?
A questo punto la soluzione arriva dal mio caro e inseparabile camper, acquistato anni prima per le vacanze. Non potevo certo permettermi di pagare un affitto in provincia di Bologna: mi sarebbe costato almeno 500 euro al mese, la stessa cifra che pago ora di mutuo. Così ho vissuto in camper, comodamente vi assicuro, e nel fine settimana tornavo a casa, in provincia di Cuneo. Questo per nove mesi. Nel camper leggevo, scrivevo, mangiavo, dormivo, e avevo una comoda doccia utile per l’igiene e per fare sport (bici e corsa). La biancheria la lavavo a casa quando tornavo nei week-end, ma in alcuni casi di necessità ho utilizzato le postazioni di lavanderie self-service della città. Ho superato agilmente anche l’inverno, che quell’anno fu molto rigido. Mi preoccupava il fatto che probabilmente mi sarei scocciato della vita in camper, e che l’avrei poi trovato noioso per il tempo libero. Invece no, ed è questa la magia che ancora oggi non mi so spiegare. Nei week-end a Cuneo, non appena arrivavo, ripartivo con la famiglia per esplorare il Piemonte, la vicina Francia e la Liguria. 

3)Dal tuo sito emerge la tua ricca attività artistica: autore, sceneggiatore, regista teatrale, educatore. Durante il periodo vissuto in camper hai potuto continuare a coltivare queste complesse attività?
A Bologna, ogni anno, tra le tante cose che facevo, tenevo un laboratorio teatrale con una decina di disabili: iniziava a settembre per concludersi a maggio con una rappresentazione teatrale, una fase importante che dava valore aggiunto a tutta l’esperienza. Anche quell’anno conducevo un laboratorio. Nessun problema! Grazie al camper ho potuto seguire tutto, e dopo il mio trasferimento a Cuneo ho fatto il contrario: lavorando a turni, mi spostavo a Bologna per concludere i preparativi della rappresentazione finale e, soprattutto, per passare le consegne al futuro conduttore del laboratorio teatrale, senza che ciò costituisse un trauma per il gruppo. Inoltre partecipavo a eventi e corsi presso la Cineteca Lumiere di Bologna, che sono poi stati decisivi per la mia carriera di scrittore e regista. Da non sottovalutare che il camper è stato anche un furgone per il trasporto di tutta la mia attrezzatura teatrale. Ancora oggi, installo vicino al camper l’enorme telo per le proiezioni, oppure utilizzo il camper stesso come ancoraggio per l’intera struttura del teatro, o come camerino per gli attori che lavorano nel teatro itinerante che allestisco in vicoli e piazze di città e frazioni. 

4)Ci sono stati cambiamenti nella tua vita (positivi o negativi) durante questo intervallo di tempo?
Spesso ci penso, ma non riesco a trovare aspetti negativi, di nessun genere. I cambiamenti sono stati solo positivi. Nemmeno la famiglia, in particolare l’educazione e la cura dei miei figli, hanno sofferto in quel periodo: anzi, gli intensi week-end trascorsi con il camper hanno arricchito l’esperienza familiare. Del resto, un padre può anche stare tutti i giorni a casa, ma tutto dipende poi da come si rapporta con la famiglia e con i figli: ve lo dice uno che di mestiere fa l’educatore nel sociale, e di disagio e incomprensioni familiari ne mastica tutti i giorni. 

5)Hai incontrato particolari disagi durante la tua permanenza in camper?
Solo quelli connessi al fatto che il mio camper era piuttosto datato: Elnagh Clipper 570 del 1988. Ciò comportava limiti costruttivi e soluzioni ormai obsolete, superate dai camper di nuova generazione: la mancanza di un gavone grande per lo stivaggio di attrezzatura e per preservarne l’integrità della bici, il pavimento troppo sottile e poco isolato, e magari un Webasto, in aggiunta al riscaldamento comunque efficiente, sarebbe stato il top. Per il resto avevo tutto: tv, computer portatile, due serbatoi d’acqua potabile e due di raccolta, il bombolone Gpl e, naturalmente, il cellulare. Allora non avevo internet, cosa che invece oggi ho. Mi appoggiavo a una biblioteca, e non mi dispiaceva perché incontravo altra gente, facebook non era ancora nato, e i contatti avvenivano meno virtualmente di oggi.

6)Dove vivi adesso?
In provincia di Cuneo, ma mi muovo molto anche per i progetti di teatro. Dato che lavoro su turni, continuo a usare il camper sia come mezzo di trasporto, sia come “seconda casa”, alternando periodi in cui resto nel Comune sede del posto di lavoro, ad altri in cui mi trovo in Comuni dove conduco i laboratori. Qualcuno si chiede se ho trascurato i figli: be', bisognerebbe chiederlo a loro, dato che spesso abbiamo usato il camper anche per andare a concerti che loro sognavano di vedere, come i Placebo a Verona, e tanto altri che non ricordo. Sempre rigorosamente e comodamente in camper. Inoltre, una delle mie figlie studia presso l’Università di Lingue e Letterature Nordiche…non aspetta altro che partire in camper per affinare le lingue nell’Europa settentrionale.

7) Pensi che continuerai a utilizzare il camper per lunghi periodi, o soltanto durante le ferie e nei weekend?
Penso si evinca dalla mia storia che il camper sia una seconda casa, tanto per me quanto per la mia famiglia, e non potrà mai essere considerato banalmente un semplice veicolo ricreazionale.

8)Ti è mai capitato di pensare con nostalgia alla parentesi di vita vissuta in camper?
Si! Purtroppo a fine giugno, a seguito di un brutto incidente, il camper è andato distrutto. Di fatto abbiamo perso tre cose: la casa, il mezzo di trasporto e il furgone (a marzo nel camper abbiamo caricato quasi tutta la nuova cucina, per la gioia di mia moglie). Non ho ancora acquistato un altro camper. Al momento usiamo una sola macchina. Questo credo sia, fuori da ogni eccesso di retorica, il periodo più brutto della mia vita! In estate è saltato il viaggio in Germania che mia figlia, studentessa di lingue, tanto desiderava. Le cure che ho dovuto fare mi hanno tenuto immobile a casa per più di un mese. Io e mia moglie abbiamo riposto accuratamente ogni oggetto (cavi elettrici, stoviglie, lenzuola, piumini, sdraio, tavolo, sedie pieghevoli, ecc.), pronti per essere ripresi al più presto.

9)Credi sarà difficile per te ripartire dopo una così brutta esperienza?
Passiamo giornate intere a cercare su internet il camper usato da comprare, la tipologia e soprattutto il finanziamento da fare. Con le figlie che studiano, e il mutuo sulle spalle, non disponiamo di molta liquidità. Ma del resto, con questa crisi e lo scarso potere d’acquisto degli stipendi, credo non sia semplice per nessuno! Nonostante tutto, il morale è alto. In questi mesi non stiamo facendo altro che ripensare ai momenti piacevoli trascorsi con le figlie, o da soli, sul nostro vecchio, ma pur sempre affidabilissimo, camper. In undici anni, solo due volte siamo dovuti ricorrere al meccanico durante un viaggio. Non scandalizzo nessuno dicendo che per me e mia moglie il camper era anche un posto molto “intimo”, un rifugio per staccare dalle fatiche della vita. Nel 2013 il camper avrebbe compiuto 25 anni. Adesso che non c’è più, ci rendiamo realmente conto di quanto fosse diventato importante per noi … ma è solo questione di poco: molto presto riavremo la nostra “seconda casa”, e assieme ad essa la libertà di portarla ovunque, per ogni necessità, senza mai privarci del privilegio di “vivere in camper!”

Commenti

Anonimo ha detto…
Mi piacerebbe sapere se poi è arrivato il nuovo camper!!
Marta

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