Vivere è la cosa più rara del mondo: i più, esistono solamente (O. Wilde).
Questa mattina ho letto l'ennesima sfilza di articoli su internet che mi convincono sempre più della bontà della mia scelta di vita. Agli occhi dei “più” questo potrà sembrare il solito intervento “retorico” o “campato per aria”, ma è anche vero che sono proprio “i più” a rendere possibili certi scempi.
Sapete, molte persone, chi per presunzione, chi per ignoranza, chi per ingenuità, hanno criticato la mia scelta di vivere in camper, non senza un malcelato senso di compatimento nei miei confronti.
E' così, signori. Alla società non piace il diverso. Il diverso porta scompiglio, novità, precarietà. L'uomo medio non ama questo: l'uomo medio necessita di certezze, teme il futuro, desidera tutte le comodità che hanno gli altri, e le vuole prima degli altri. In questo contesto, come può essere giudicata una persona che vive in camper, se non come un esempio da non imitare, in quanto richiamo ad una situazione anomala di “emarginazione sociale”? Tranquilli, lettori del blog: chiunque di voi proverà a rompere lo schema, chiunque di voi tenterà una scelta diversa, di qualsiasi tipo, prima o poi riceverà visita dal solito "soldatino sociale". Questo individuo, forte dell'appoggio della così detta “società”, vi farà presente che la vostra non è una “vita normale”, che dovreste trovarvi un onesto lavoro etc. Ora, non è da ripudiare il concetto in sé di lavoro, che effettivamente rappresenta uno dei più nobili cui un uomo possa ispirarsi, almeno quanto la carità o la tolleranza, bensì la traduzione pratica che questo concetto assume nella società. Purtroppo, l'essere umano è, per sua natura, un conquistatore. Ognuno di noi costruisce la sua Piramide, piccola o grande che sia, per poi sedersi sulla punta e, in maniera più o meno inconscia, tentare di coinvolgere altri. Questo meccanismo provoca ovviamente guerre, popoli affamati, malattie e crisi planetarie. Basti pensare all'attuale crisi finanziaria: dopo che uomini intelligenti, fortunati e incravattati hanno appestato mezzo mondo con fondi speculativi, finanza d'assalto, titoli “tossici” e quant'altro, i nostri “amici” politicanti vengono a dire a noi (quelli che stanno alla base della piramide) che dobbiamo fare sacrifici. Sacrifici per salvare le banche dal fallimento, sacrifici per evitare il fallimento degli Stati (vedi Grecia), e così via. Ovviamente chi siede in cima alla piramide non subisce alcun danno da tutto ciò. Ma questo è solo un esempio. La radice comune dei comportamenti umani è piuttosto banale: prendi tanto, subito e prima degli altri, dopodiché scappa. Questo si traduce nei comportamenti omissivi, pressapochisti, arrivisti di cui è intrisa la politica, o nell'avidità senza fondo dei grandi speculatori, operatori di borsa, dirigenti di multinazionali e via dicendo. Ma non devo spingermi tanto oltre: basterebbe riportarvi qualche esempio di quanto sta accadendo nella mia città terremotata, L'Aquila, dove si è consolidato un ottimo esempio di tale “regime”.
Per ridurre il tutto a un quesito elementare: lavorereste per qualcuno che, sotto i vostri occhi, vi frega ogni giorno 10 euro dal portafoglio? Io credo proprio di no. Lo fareste solo se foste obbligati, non certo perché lo riterreste giusto, degno, proficuo per il vostro futuro e motivo di orgoglio per il vostro passato. Lo fareste solo perché non avete alternativa. Con questo dove voglio arrivare? Chi ha la possibilità di Vivere, lo faccia. Potrà sembrare una frase stupida, ma non mi stancherò mai di ripeterla. Non si tratta di retorica, di sofismi, o roba simile: è pura logica. Chi può seguire una passione, chi può ancora permettersi di coltivare un sogno, chi può insomma, dedicarsi a qualcosa che rispecchi il proprio essere, la propria indole, e in definitiva la propria libertà di esprimersi, si muova, anche a costo di rompere tutto e andare contro ogni convenzione. Il mio esempio (affittare casa per vivere in camper) è fra i più insignificanti, e solo uno fra milioni. Miriadi di persone hanno perso la propria identità, sostituita da qualche nome o ruolo fittizio imposto da “qualcuno che conta”, ma potrebbero ancora tornare indietro e riappropriarsi del proprio Vivere. Molte di queste persone, purtroppo, hanno paura. Non si tratta di problemi economici né familiari. Spesso di tratta di pura e semplice paura. Paura di essere solo, diverso, paura di non arrivare, di non avere un titolo, di non prendere una bella pensione.
E se non ci arrivassimo a prenderla questa gloriosa pensione? Se a sessant'anni ci ritrovassimo in un monolocale sgangherato e il minimo per sopravvivere, ma con un bagaglio di ricordi tali da far invidia al più ricco uomo del pianeta? Meglio ritrovarsi a sessant'anni con la pensioncina, la casetta con giardino e tutto il resto, e abbandonarsi sul divano ripensando a una vita trascorsa quasi interamente a leccare il culo di qualche burocrate o a fregare il prossimo lavorando in qualche prestigiosa azienda, o semplicemente a fare qualche lavoro che detestavamo?
In definitiva, qual è l'autentico, ultimo fine della vita, se non la soddisfazione di aver vissuto?
Certo, ci sarà anche chi ripenserà alla propria vita con soddisfazione: persone (fortunate loro) che sono riuscite a congiungere lavoro e, in generale, “normalità”, con il proprio Vivere. Tuttavia, esempi come questi si contano sulla punta della dita. La massa vive soggiogata, all'ombra di una perenne paura di cambiare. D'altronde se così non fosse, se non esistesse una massa sottomessa, non esisterebbero neanche quei pochi che possono approfittarne dalla cima dei loro grattacieli.
Ma forse, quando una delle nostre care certezze (ad esempio, il petrolio) collasserà, qualcuno aprirà gli occhi e rimescolerà le carte. O almeno, come nel mio caso (aiutato da un disastroso evento quale il terremoto), cercherà di farlo.
E ora un piccolo invito a chiunque abbia deciso di vivere in camper: per esperienza personale posso dirvi che non mancherà chi, roso dalla frustrazione o acceso dall'orgoglio per la propria vita “normale”, vi sottoporrà il solito ventaglio di frasi, quali: “ma non ti puoi trovare una casetta e un lavoro per pagarti l'affitto?”, “ma non ti senti nomade?”, “ma non pensi al futuro?”. Non siate duri con queste persone. Spesso (mi è capitato un caso pochi mesi fa) sono soltanto vittime inconsapevoli, prigioniere delle loro stesse strutture “mediocremente normali” che li rende miopi, e, talvolta, perfino cattivi. Annaspano per essere socialmente accettati, per “emergere”. Tutto qui. Sono le stesse persone che preferiscono rifugiarsi quotidianamente sotto il manto di una cenetta in famiglia, da riempire con le tipiche, rassicuranti, ridondanti frasette del tipo “che danno stasera in tv?”, “che c'è per cena?”, “chi ha vinto le elezioni?”.
Stabilità economica, benessere, comodità, efficienza, efficacia, omologazione, tranquillità, dovrebbero essere strumenti del nostro Vivere, non il suo fine ultimo.
Concludo cedendo la parola a qualcuno ben più autorevole di me che ha affrontato la questione del “lavoro”:
E cos'è lavorare con amore?
E' tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
E' costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
E' spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
E' diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.
Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.
E' tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
E' costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
E' spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
E' diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.
Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.
Tratto da “Il Profeta”, magnifico libro scritto da K.Gibran.
Commenti
MA AL 1000% !!!
Tony.
FANTASTICO POST!!!!
Ho fatto tesoro di tutto quanto hai scritto e.....mercoledi il mio camper si mette in marcia alla faccia dei lecca culo.....
Un grosso abbraccio......marco
Fabio
inoltre volevo chiederti come ti vanno le cose...ci sentiamo presto via mail!
Credimi,intitolare un blog "vita in camper",per una persona che, come te riesce a scrivere con questo spessore,non è adeguato...la maggior parte ti contatta solo per aver informazioni sul viaggiare sicuro.
Accedere alle tue pagine è molto di piu..fa viaggiare l'anima e lo spirito di chi non è ancora riuscito a trovare un posto in questa società che proprio non riesce ad accettare..da cui vuole scappare..dalla quale si sente odiato non volendo piegarsi alla schiavitù del sistema.
Grazie per avermi fatto capire che non sono sola a pensare questo..
Cercherò tutti i giorni di leggere i tuoi nuovi post..cosi da poter star meglio
In ogni caso, aiutare una persona, una perfetta estranea, con delle semplici parole, è un traguardo importante almeno quanto quello di aiutare me stesso.
Ti ringrazio, chiunque tu sia, dal più profondo del cuore.
Riccardo
Ma mi sbaglierò...
ciao, Ric
evidentemente, in questo digitalissimo 21esimo secolo, c'è molta voglia di tornare a "vivere"
grazie di cuore
Riccardo
ti lascio la mia email: mr.jack.web@gmail.com
se passo non dimenticherò il tuo invito, tranquillo ;)
ciao da Ric
La libertà di essere e di fare ciò che si vuole,dovrebbe essere imprescindibile dal concetto di "essere vivente".(incredibilmente retorico!!)
Per fortuna esistono ancora persone come te che non scendono a compromessi con la propria anima...
Ti auguro il meglio...e...tanto di cappello!!!
Ciao ;) Andrea
un saluto e spero continuerai a seguirmi
Ric
spero che trovi la TUA strada, qualunque essa sia
saluti
Ric
ciao
Un saluto e buona fortuna
Ric
Ad majora!!!!
Ciao!!!
A ognuno il suo, libertà di scelta. Questo sarebbe il vero paradiso...
saluti
Ric
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